lunedì 26 gennaio 2015

Il segreto degli abusi? Il potere del silenzio, le bocche sigillate e i "fori interiori" dei colleghi


Il silenzio, la principale arma di offesa e di difesa degli psicoanalisti che abusano sessualmente dei pazienti, è una pratica vecchia quanto è vecchia la falsa coscienza:

http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/27/analista_seduttore_giusto_mettere_nome_co_0_9210278164.shtml 

Si noti, in particolare, la perla finale di Luigi Zoja, che arriva a teorizzare il silenzio, dando una parvenza etica a una pratica mafiosa chiamata "omertà" e, sovvertendo qualunque logica, a sostenere il diritto dei pazienti a restare all'oscuro degli abusi sessuali dei loro analisti, come se l'informazione e la trasparenza fossero nocivi per la salute e come se la tutela dei pazienti (e non dei colleghi abusatori... "oggi a te, domani a me") fosse il fine della censura. 
Contorsioni mentali e giustificazioni menzognere a difesa dell'indifendibile:

"La categoria degli analisti non ha il potere di imporre cortine fumogene a difesa dei suoi membri, pero' , certo, il suo potere si alimenta proprio sul silenzio. La forza di un politico sta nel far circolare il messaggio, la forza dell' analista risiede nella parola sigillata tra le mura dello studio. Fare il nome di quell' illustre collega non sarebbe stato corretto nei confronti dei pazienti. La correttezza nei confronti del politico, del professore? Siamo di fronte a un dilemma etico e i dilemmi etici uno se li risolve nel chiuso della sua coscienza".